CROSS-LINKING CORNEALE

1) Che cosa è il cross-linking corneale?

Cross-linking

Cross-linking

E’ una tecnica che combina i raggi Ultravioletti (UV-A) e la Riboflavina ( vitamina B2 ) per innescare una reazione chimica che comporta un irrigidimento della cornea , tramite un aumento dei legami del collagene, che è il tessuto che forma le lamelle di cui è costituita la cornea.

 

2) Quali patologie si trattano con il Cross-linking?

Si trattano le Ectasie Corneali, che sono un aumento anomalo e disomogeneo della curvatura corneale. Sono situazioni di sfiancamento della cornea e la più frequente è il Cheratocono, seguito dalla Degenerazione Marginale Pellucida e dalla Ectasia Post-Chirurgia Refrattiva.

 

3) A che età si può eseguire ?

L’indicazione è per pazienti dai 6 a 60 anni di età. Da tenere, tuttavia, presente che, per poter effettuare tale tecnica, ci sono dei limiti (ad esempio limiti morfologici: il cheratocono non deve essere troppo evoluto e lo spessore della cornea deve essere entro certi limiti di spessore).

 

4) Funziona e quale è l’effetto bisogna aspettarsi ?

Il grado di successo è di oltre il 90%: svariati studi hanno dimostrato che si riesce a bloccare l’evoluzione della malattia e, in molti casi, si verifica una diminuzione della curvatura della cornea.

 

5) Rispetto al trapianto di cornea ?

Diversamente  dal trapianto di cornea, il cross-linking corneale è una procedura meno invasiva, con una minore frequenza di complicazioni nel trattamento del cheratocono.

 

6) Il trattamento si esegue con le stesse modalità negli adulti e nei bambini?

 

Cross-linking bambini

Cross-linking bambini

 

C’ è una distinzione da fare fra 2 diverse popolazioni : 

Adulti: ha senso quando l’ectasia è progressiva, cioè tende a cambiare nel tempo come rilevato essenzialmente dall’esame della topografia, la tomografia corneale,  e l’esame della vista.

Bambini: la progressione del cheratocono nei bambini tende a essere molto rapida, e la patologia è in questo caso più aggressiva. La probabilità che il cheratocono sia progressivo è dell’88%. In altre parole, 9 bambini su 10 che mostrano cheratocono peggioreranno se non si interviene.

In questo caso è meglio passare direttamente al CXL nei bambini, piuttosto che attendere la progressione.

 

7) Che differenza c’è fra Epi-on o Epi-off?

Il primo passo del cross-linking Epi-off prevede l’asportazione dello strato più superficiale della cornea, l’epitelio, così da permettere alla Riboflavina (vitamina B2) di penetrare alla corretta profondità nel tessuto corneale. Se la Riboflavina arriva alla profondità stabilita il trattamento è più efficace. In sostanza non deve arrivare né troppo in profondità né troppo poco.

Generalmente, questa procedura è indicata per cornee fino a 400 microns di spessore, al di sotto di tale spessore si ritiene meno vantaggioso adottare la tecnica Epi-on.

Lo svantaggio di asportare l’epitelio deriva dal fastidio legato alla necessaria guarigione dell’epitelio che avviene in circa 4 giorni.  In questo primo periodo può presentarsi bruciore e fastidio che sono gestibili con la terapia che viene prescritta. Inoltre è necessario instillare collirio antibiotico per evitare l’insorgenza di infezioni, che sono state descritte in letteratura molto raramente.

L’idea di NON asportare l’epitelio, da qui il termine Epi-on,  deriva dall’evitare gli svantaggi appena descritti della rimozione epiteliale.

Con questa tecnica si è notato che tuttavia diminuisce anche il tasso di successo rispetto al 90% circa della tecnica Epi-off, e arriva al 60-70%. Questo perchè è molto importante anche la presenza di Ossigeno, oltre a quella di Riboflavina e Raggi UV, per un cross-linking più efficace.

Pertanto questa tecnica è riservata a casi specifici, tipo uno spessore corneale sotto i 400microns, mentre sopra tale condizione si procede con la tecnica classica Epi-off.

8) Il Cross-linking può essere ripetuto?           

In casi selezionati la risposta è SI. Ad esempio nei pochi casi in cui non ha avuto effetto, che è una percentuale minore al 10%. 

Generalmente la procedura non si ripete prima di 6 mesi, in quanto fino ad allora il precedente trattamento può ancora avere effetto.           

 

9) Quanto dura l’effetto del Cross-linking ?

Dipende il larga parte dall’età del paziente al primo trattamento di cross-linking. Più è giovane, maggiore è la possibilità di ripetere il trattamento nei 7-8 anni successivi.

In questo intervallo di tempo si è scoperto che la cornea si ricostruisce, e ciò significa che devono ricostituirsi anche i legami crociati (cross-links) che contribuiscono alla rigidità della cornea con cheratocono.

10) Che risultati apporta il Cross-linking in età pediatrica?

Le patologie ectasiche possono essere bloccate con un’alta percentuale di successo nei bambini e adolescenti come negli adulti.

Nei bambini e adolescenti spesso possiamo determinare il successo del trattamento dopo appena 3 mesi, mentre negli adulti solitamente si aspettano circa 6 mesi per valutare il successo del trattamento.

Spesso vediamo che i bambini reagiscono più decisamente e chiaramente rispetto agli adulti. 

Cross-linking bambini cheratocono

Cross-linking bambini cheratocono

La tecnica chirurgica nei bambini e adolescenti è esattamente la stessa che negli adulti. E’ possibile trattare bambini oltre i 9 anni di età in anestesia locale, dal momento che la procedura non è dolorosa. Per bambini più giovani di 9 anni, se necessario, si esegue l’intervento in anestesia generale.

 

Presso il Servizio Cornea dell’Ospedale San Giuseppe di Milano si eseguono di routine interventi di cross-linking anche in età pediatrica.

Saverio Vincenzo Luccarelli - MioDottore.it

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Dott. Saverio Vincenzo Luccarelli, Medico Chirurgo Specializzato in Oftalmologia

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Laureato in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi di Milano il 19 Ottobre 2004 e Abilitato dell’Esercizio della Professione presso la stessa Università  nella sessione di Novembre 2004. Iscritto all’OMCEO Milano dal 01.03.2005 con il n.39041

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Cheratoplastica perforante a Fungo

La MR PK  (Mushroom PK ) o cheratoplastica a fungo è la tecnica che consente di sostituire la cornea in tutto il suo spessore, preservando il più possibile l’endotelio corneale e riducendo l’impatto della sutura sull’astigmatismo cornale. E’ una tecnica di cheratoplastica lamellare , in cui la parte più superficiale di cornea viene sostituita per un ampio diametro mentre la metà più profonda viene sostituita per un diametro minore di 6 millimetri di diametro, per diminuire la possibilità di rigetto endoteliale.

INDICAZIONI

Le Patologie con alterazione della trasparenza corneale a tutto spessore e coinvolgimento dell’endotelio corneale, tali da rendere necessario una sostituzione della cornea a tutto spessore, anche se la disfunzione non è primariamente endoteliale.

Le più frequenti indicazioni sono le cicatrici corneali profonde, o leucomi cornali, conseguenti a gravi infezioni corneali, tipo herpes virus o cheratiti batteriche (fig.1) e le cicatrici conseguenti a traumi corneali (fig.2) o cheratoconi molto avanzati.

Figura 1: cicatrice corneale in esiti di cheratite da Herpes Virus

 

 

Figura 2: cicicatrice in esiti di trauma corneale

VANTAGGI

La sostituzione della cornea anteriore di ampio diametro, consente di ridurre i rischi legati ad un astigmatismo elevato e irregolare dopo apposizione di sutura, in quanto più è ampio il diametro del lembo e maggiore è la distanza dei punti dal centro di sutura della cornea, perciò minore è la loro influenza sull’astigmatismo finale.

Il ridotto diametro della metà inferiore della cornea, detta gambo (del fungo), consente di sostituire la minore porzione possibile di endotelio e ciò riduce la incidenza di complicanze legate al rigetto endoteliale nel tempo (fig.5).

Fig.5: 6 mesi post  MR-PK

Altri vantaggi sono la maggiore resistenza della cicatrice che si forma fra gli strati di cornea, perciò più resistenza ai traumi . Attraverso il rimodellamento della cicatrice è poi possibile correggere con sicurezza l’eventuale astigmatismo post-operatorio.

COMPLICANZE

Le complicanze intraoperatorie sono poco frequenti  e paragonabili a quelle di un normale intervento di trapianto di cornea perforante (PK) . In rari casi si possono avere complicanze nelle manovre di posizionamento delle lamelle coneali.

Le complicanze postoperatorie  sono rappresentate dal fallimento precoce del lembo (scompenso primario) che si manifesta con l’assenza di trasparenza corneale dovuta ad insufficiente vitalità del lembo stesso.

TERAPIA

La terapia postoperatoria è uguale a quella prescritta in seguito a cheratoplastica perforante, basata cioè somministrazione di cortisone+ antibiotico per via locale in goccie  (in casi a rischio anche per via sistemica) nelle prime settimane poi solo cortisone locale,  protratta per circa 6 mesi dopo l’intervento.

PERIODO POST-OPERATORIO

Molto importante è l’educazione a mantenere una posizione ben precisa nei 2 giorni dopo l’intervento, cioè la posizione supina con la cornea che “guarda il soffitto” , in quanto il lembo posteriore di cornea di endotelio viene mantenuto in posizione dalla bolla d’aria che si inietta in camera anteriore. Tale bolla si riassorbe in 2 giorni circa , durante i quali è utile che spinga verso la porzione posteriore della cornea del ricevente.

Fig.6: bolla d’aria in camera anteriore il giorno dopo l’intervento.

È utile ricordare che, sebbene ridotto rispetto ad una cheratoplastica perforante, il rischio di rigetto immunologico è sempre elevato; per tale motivo una sospensione della terapia in tempi brevi espone il paziente ad un maggior rischio di scompenso endoteliale.

Trapianto di endotelio corneale – DSAEK

 DSAEK

La cornea deve la sua trasparenza alla particolare e regolare disposizione delle fibre collagene, e dalla sua corretta idratazione, cioè percentuale di acqua.

La funzione dell’endotelio corneale è di mantenere una percentuale d’idratazione inferiore al 65%, oltre a cui la cornea diventa edematosa, quindi opaca.

In alcune condizioni patologiche in cui l’endotelio è danneggiato tale meccanismo fisiologico è insufficiente.

In tali circostanze l’unica possibilità per ripristinare la funzione visiva è rappresentata da un intervento di trapianto di cornea o cheratoplastica.

Fino a poco più di 15 anni fa l’unica procedura tecnica di trapianto di cornea era rappresentata da una cheratoplastica perforante a tutto spessore (PK). Le più recenti, e in continua evoluzione, tecniche selettive o “lamellari” sono attualmente le più adottate, in quanto che consentono la sostituzione dei soli strati corneali effettivamente compromessi, preservando quelli funzionalmente integri.

La DSAEK (Descemet’s Stripping Automated Endothelial Keratoplasty) è ad oggi la tecnica di scelta nel trattamento delle disfuzioni dell’endotelio corneale, e si realizza sostituendo selettivamente lo strato di tessuto compromesso.

INDICAZIONI

Le Patologie che compromettono la funzione endoteliale, di cui la distrofia endoteliale di Fuchs, o cornea guttata,  è una delle patologie più frequenti.

La seconda condizione per frequenza è la cheratopatia bollosa in pazienti pseudofachici, cioè operati di cataratta (Figura 1);  meno frequenti sono gli scompensi endoteliali in pregresse cheratoplastiche perforanti o forme di distrofie endoteliali congenite come la CHED (Distrofia Endoteliale Congenita Ereditaria) e la PPD (Distrofia Polimorfa Posteriore).

 

Figura 1 Cheratopatia bollosa in paziente pseudofachico

VANTAGGI

In tutte le condizioni di scompenso endoteliale, in assenza di opacità centrali nella cornea del ricevente, cioè anteriori al lembo che si trapianta, la DSAEK può avere un successo funzionale nel giro di poche settimane (Figura 2 e 3), a differenza dei 12-18 mesi necessari in seguito ad una cheratoplastica perforante convenzionale.

Altri vantaggi sono la possibilità di eseguire l’intera procedura a bulbo “chiuso” (quindi più sicura, riducendo sensibilmente il rischio di complicanze severe ), e attraverso incisioni di piccole dimensioni, che modificano in minima parte l’astigmatismo corneale preoperatorio.

L’innervazione corneale è preservata, e le complicanze legate alle suture praticamente annullate, in quanto quest’ultime vengono rimosse già un mese dopo l’intervento. Inoltre il trapianto di meno tessuto rispetto alla perforante riduce l’incidenza del rigetto corneale.

Figura 2 Immagine alla lampada a fessura ottenuta 2 giorni post-DSAEK con bolla d’aria in camera anteriore

 

Figura 3. 30gg Post-DSAEK dopo asportazione sutura

 

 

COMPLICANZE

Le complicanze intraoperatorie sono minime e paragonabili a quelle di un normale intervento di cataratta. In rari casi si possono avere complicanze legate all’introduzione e lo spiegamento della lamella prima nelle manovre di posizionamento all’interno del bulbo (ribaltamento del lembo, decentramento, etc.).

Le complicanze postoperatorie  sono rappresentate dal fallimento precoce del lembo (scompenso primario) che si manifesta con l’assenza di trasparenza corneale dovuta ad insufficiente vitalità del lembo stesso.

 

TERAPIA

La terapia postoperatoria è uguale a quella prescritta in seguito a cheratoplastica perforante, basata cioè somministrazione di cortisone+ antibiotico per via locale in goccie  (in casi a rischio anche per via sistemica) nelle prime settimane poi solo cortisone locale,  protratta per circa 6 mesi dopo l’intervento.

È utile ricordare che, sebbene il recupero funzionale dopo DSAEK sia sicuramente più rapido rispetto ad una cheratoplastica perforante, il rischio di rigetto immunologico è sempre elevato; per tale motivo una sospensione della terapia in tempi brevi espone il paziente ad un maggior rischio di scompenso endoteliale.

Saverio Vincenzo Luccarelli - MioDottore.it

IOL multifocali e progressive

Sono lenti intraoculari che sostituiscono il cristallino opacizzato dalla cataratta e consentono anche di vedere senza occhiali dopo la chirurgia della cataratta.

Venti anni fa, l’obiettivo principale di chirurgia della cataratta era la riabilitazione visiva, cioè tornare a vedere.
Oggi, la chirurgia della cataratta sta diventando anche una procedura di tipo refrattivo in grado di liberarci sia della opacità del cristallino e dagli occhiali, con un’eccellente sicurezza ed efficacia.

Vediamo quali scelte di lenti intraoculari ci sono:

  1. Le IOL monofocali, consentono proprio per la presenza di un fuoco, o di vedere bene da lontano senza occhiali oppure da vicino senza occhiali.
  2. Le IOL multifocali, consentono la messa a fuoco di due distinti (lontano e vicino)  oppure tre punti focali (lontano, intermedio e vicino).
  3. Le IOL multifocali progressive o EDOF (Enhanced Depth Of Focus), un innovativo tipo di IOL multifocale.

 

 
 

Il vantaggio delle IOL EDOF è il fuoco costante da 40-50cm a infinito, e non ci sono i gap delle multifocali classiche. Inoltre,  sono assenti alcuni effetti indesiderati delle IOL multifocali standard, come riflessi e aloni, dovuti alla competizione per l’attenzione dei due o 3 punti focali separati.


Inoltre le EDOF correggono aberrazione sferica o aberrazione cromatica, aumentando la qualità dell’immagine. Infatti le anomalie o irregolarità del sistema ottico possono causare una visione non perfetta nonostante una perfetta chirurgia.
Queste irregolarità causano aberrazioni del percorso della luce negli occhi. In questo caso si mira a ottenere un punto focale allungato, più correttamente una linea, e non due o 3 punti focali distinti.

I modelli in commercio sono 2 : la MiniWell della SiFi, la Zeiss, La Santen e la Symfony della AMO.
Symfony utilizza una variante sull’ottica diffrattiva ed è disponibile anche torica, che corregge anche l’astigmatismo.

 La SIFI Miniwell è una IOL ad aberrazione sferica controllata (unica IOL che sfrutta questa tecnologia, molto promettente, progetto italiano !) ed esiste anche la variante torica .

Per l’impianto è necessario che l’occhio sia perfettamente sano, a parte la cataratta. La chirurgia deve essere perfetta per avere un risultato soddisfacente.

Queste innovative IOL sono impiantate di routine dal dott. Luccarelli all’Ospedale San Giuseppe di Milano.

Criteri di scelta del paziente

Impianto preferibilmente bilaterale
Pazienti di qualunque sesso ed età
Pazienti con cataratta o candidati all’intervento di RLE
Astigmatismo ≤ 0,75 D
Diametro pupillare mesopico fra 4 e 6 mm

Vantaggi della IOL
Visione continua da vicino a lontano
Estesa profondità di fuoco
Ottima qualità della visione
Assenza di aloni e glare
Rapido adattamento neurosensoriale
Indipendenza dall’angolo K
Sicurezza garantita dal sistema precaricato per mini incisione

Saverio Vincenzo Luccarelli - MioDottore.it

Servizio Cornea dell’Ospedale Maggiore Policlinico di Milano

Il dott. Luccarelli è  Responsabile del Servizio Cornea dell’Ospedale Maggiore Policlinico di Milano.

Da Febbraio 2022 è operativo il Servizio Cornea dell’Ospedale Maggiore Policlinico di Milano, presso il Padiglione Regina Elena in Via Manfredo Fanti 6 a Milano.

L’ambulatorio Cornea che si svolge il Mercoledì e Giovedì mattina, in regime di convenzione con il SSN, richiama un gran numero di pazienti,  anche pediatrici, affetti da patologie corneali provenienti dalla città di Milano e dalle Province limitrofe, spesso anche pazienti provenienti da altre regioni.
La strumentazione di avanguardia con Topo-Tomografia Corneale Scheimpflug Pentacam HR, la Biomicroscopia Endoteliale Speculare e la Fotocamera del Segmento Anteriore consentono di ottenere un informazioni adeguate ad affrontare la complessa patologia corneale.In arrivo nelle prossime settimane nuova strumentazione per Topografia e OCT del segmento anteriore.

Il Servizio Cornea è Presidio della Rete delle Malattie Rare in Lombardia per il Cheratocono e Distrofie e Degenerazioni Corneali.
Si effettuano trattamenti chirurgici delle patologie corneali dal Cross-linking, anche in convenzione SSN in specifici casi, alle più aggiornate tecniche di trapianto di cornea lamellare (DALK, DSAEK, DMEK) e perforante (PK e MR-PK).
Per prenotare una visita è possibile chiamare il numero verde regionale 800638638 ovvero sul sito di Regione Lombardia o con l’APP Salutile, specificando VISITA OCULISTICA IN AMBULATORIO CORNEA (codice ambulatorio S51COR ) ovvero per TOPOGRAFIA CORNEALE .

Retinopatia Diabetica

Con il termine di retinopatia diabetica si intende quellapatologia oculare che si riscontra nella grande maggioranza nei soggetti affetti da diabete mellito, in particolare del tipo 2 (controllabile con la dieta, che deve contenere pochi zuccheri, e con l’attività fisica). La possibilità di sviluppare danni alla retina e alle altre strutture oculari è circa 20 volte maggiore nei soggetti affetti dalla patologia. Colpisce più spesso soggetti diabetici tra i 25 e i 60 anni e non si manifesta in genere nel primo periodo diabetico; ma le possibilità di insorgenza della patologia aumentano in maniera esponenziale quando si è contratta la malattia da almeno dieci anni.

I diabetici soffrono di danni alle pareti dei vasi sanguigni, in particolare del microcircolo di vari organi (principalmente rene, cuore, cervello e occhi). Questo danno comporta la mancanza di adeguato apporto sanguigno (e, quindi, di ossigeno) ad alcune zone della retina che, di conseguenza, tendono a morire (diventano ischemiche); prima che questo avvenga rilasciano un fattore di crescita di nuovi vasi che, proliferando in modo incontrollato, danneggiano il tessuto retinico stesso. LaRetinopatia Diabetica può essere distinta, sulla base della presenza o meno di vasi neoformati, nella Forma Proliferativa (considerata più grave) e una Forma Non Proliferativa.

La prima è caratterizzata dalla presenza di un’intensa proliferazione vascolare con vasi estremamente fragili che molto spesso tendono alla rottura provocando una vera cecità (i sintomi della retinopatia diabetica in generale sono sintomi di alterata visione fino alla completa cecità come in questo caso), mentre la forma non proliferativa non presenta questa proliferazione di neovasi, ma solamentemicroaneurismi (che interessano sia i piccoli vasi retinici ma anche vasi di calibro maggiore) e talvolta presenza di essudato con depositi proteici, lipidici e glucidici che anche loro tendono apeggiorare la visione e manifestare tale patologia.

Terapia L’alterata visione e addirittura la cecità da emorragia massiva sono affezioni che possono venir risolte sia con il costante controllo e mantenimento del livello glicemico (che è causa della patologia), sia nei casi più gravi, l’utilizzo di tecniche oftalmiche come la Laserterapia.

Cornea Guttata o Distrofia Corneale di Fuchs

Può causare opacizzazione della cornea per accumulo di acqua da disfunzione delle cellule endoteliali della cornea.

La distrofia endoteliale di Fuchs è una malattia bilaterale, non infiammatoria caratterizzata dalla formazione di corpi di Hassall-Henle , note anche come guttae corneali, tra le cellule endoteliali corneali sulla membrana di Descemet. Poiché le cellule bilanciano lo stato di idratazione della cornea, viene compromessa la funzione di pompa delle cellule endoteliali e ne risulta una iperidratazione della cornea, che è indicato come ‘scompenso corneale’.

L’Ambulatorio Cornea dell’Ospedale San Giuseppe di Milano, è stato riconosciuto un Presidio della rete delle Malattie Rare della Lombardia per le Distrofie Corneali Ereditarie, fra cui la distrofia di Fuchs, per il contributo assistenziale di specializzazione in patologie corneali offerto dal dott.Luccarelli.

Cause In letteratura è stata descritta una ereditarietà come carattere autosomico dominante con maggiore prevalenza nelle donne. La distrofia di Fuchs più spesso si presenta nella quinta o sesta decade di vita, ma può essere vista anche in pazienti più giovani. Sintomi Ridotta acuità visiva a causa dell’edema corneale o interferenza ottica da corpi di Hassall-Henle. A volte, sensazione di corpo estraneo, irritazione, lacrimazione e sensibilità alla luce o fotofobia. Nelle fasi tardive, la formazione di vesciche sottoepiteliale può indurre dolore. Segni Alla microscopia speculare o confocale i Corpi di Hassall-Henle o la guttata sono visualizzabili come ‘buchi neri’ nel mosaico endoteliale.guttata confocal La densità delle cellule endoteliali è spesso diminuita e lo spessore stromale è anche notevolmente aumentato a causa dell’edema con perdita della trasparenza corneale. Formazione di bolle sottoepiteliali nei casi avanzati. Nei casi di lunga data si assiste alla formazione di cicatrici sottoepiteliale e stromali.

Terapia
Fino a poco tempo, la distrofia endoteliale di Fuchs veniva gestita con la cheratoplastica perforante, cioè il trapianto di tutta la cornea. Attualmente la tecnica di scelta è di tipo lamellare (cheratoplastica lamellare posteriore o DSAEK), con la sostituzione del solo strato endoteliale, che viene eseguito di routine dal dott.Luccarelli all’Ospedale San Giuseppe di Milano; tale procedura assicura un recupero funzionale molto più rapido rispetto ad una cheratoplastica perforante convenzionale e rischi intraoperatori decisamente ridotti.

Prognosi
La riabilitazione visiva può essere ottenuto con una prognosi eccellente a lungo termine. Tuttavia, sia la condizione oculare generale così come la durata della malattia stessa possono influenzare il risultato finale.

Scompenso Corneale o Cheratopatia Bollosa

La Cheratopatia Bollosa (in inglese Bullous Keratopathy) è un edema dovuto a eccesso del contenuto di acqua nella cornea, causata da una disfunzione dello strato più interno della cornea , l’endotelio corneale. endotelio sanoIn questa patologia la densità cellulare endoteliale è ridotta e il meccanismo di pompa delle cellule endoteliali viene perciò compromessa perché le cellule non sono più in grado di equilibrare lo stato di idratazione della cornea, si viene perciò a delineare una condizione di ‘scompenso corneale’. Fino a circa 10-15 anni fa la BK era trattata con un trapianto perforante, cioè con la sostituzione di tutta la cornea. Negli anni recenti sono state introdotte modalità di trattamento avanzate che consentono un intervento precoce, migliorano la prognosi e la possibilità di riabilitazione visiva.

Cause
Molto spesso dopo intervento per estrazione di cataratta in casi complicati o altro trauma chirurgico. Un danno cronico delle cellule endoteliali può derivare da lenti intraoculari introdotte nella camera anteriore oppure infiammazione cronica della parte anteriore dell’occhio. I casi di cheratopatia bollosa di tipo idiopatico o di distrofie endoteliali congenite sono sporadici.

Sintomi

Sono comuni acuità visiva ridotta, comparsa di aloni e fotofobia. La formazione di bolle sottoepiteliali può indurre dolore talora anche intenso.

Segni

Edema epiteliale con microcisti e la formazione di bolle sottoepiteliali.
Aumento dello spessore stromale a causa di edema con perdita della trasparenza corneale. Cicatrici sottoepiteliale e stromale può verificarsi in casi di lunga data.

Terapia
Nei pazienti con dolore a causa di scompenso corneale locale associata a relativamente buona acuità visiva può essere eseguita una micropuntura anteriore stromale, una ablazione superficiale con laser ad eccimeri (PTK) o il trapianto di membrana amniotica.
I pazienti con acuità visiva marcatamente ridotta sono reclutabili per la cheratoplastica lamellare posteriore, e in particolare per la cheratoplastica endoteliale con Descemet stripping (DSEK o DSAEK) o per la cheratoplastica endoteliale della membrana di descemet (DMEK).Anche se ampiamente prescritto, il sodio cloruro iperosmotico 5% gocce e pomate possono avere solo un effetto placebo limitato. Le lenti a contatto morbide possono controllare il dolore ma sono considerate una soluzione a breve termine per la BK. Cheratoplastica perforante è ormai un intervento considerato obsoleto.

Prognosi
La riabilitazione visiva può essere ottenuto con una prognosi eccellente a lungo termine. Tuttavia, sia la condizione oculare generale così come la durata della malattia stessa possono influenzare il risultato finale.